Sud Sudan

  • 58
    anni è la speranza di vita media
  • 72mila
    persone assistite ogni anno
  • 64
    decessi ogni mille nascite

Attraverso le nostre cliniche mobili curiamo ogni anno circa 74.000 persone: circa 21.000 tra bambini e bambine con meno di cinque anni, circa 22.000 donne e 28.000 uomini e garantiamo assistenza psicologica a circa 3.600 persone.

IL CONTESTO

Dopo decenni di conflitto, il 9 luglio 2011 la Repubblica del Sudan del Sud ha proclamato la sua indipedenza dal Sudan, diventando così il Paese più giovane al mondo. Ma solo due anni dopo la conquista dell’indipendenza, è scoppiata una guerra civile tra le truppe filogovernative e le forze dell’opposizione in un contesto di violenza tra le due principali etnie: dinka e nuer. Questo conflitto, unito all’insicurezza e ai disastri naturali della zona, ha provocato migrazioni di massa della popolazione, con circa due milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case.

A febbraio 2020 le due fazioni hanno raggiunto un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale, che segna l’inizio della transizione politica.

Tuttavia, la violenza intercomunitaria non è cessata e il Paese continua ad essere immerso in una grave crisi umanitaria, con un incremento di oltre il 300% delle violazioni dei diritti umani solo nel primo semestre dell’anno rispetto all’anno precedente, documentate dalla Missione di Assistenza delle Nazioni Unite nella Repubblica del Sudan del Sud. Queste violazioni includono omicidi arbitrari, lesioni, sequestri, violenza sessuale legata al conflitto, arresti e detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti, reclutamento militare forzato, saccheggio e distruzione della proprietà civile.

Tutto questo, unito all’insicurezza generale, alla scarsità dei servizi di salute pubblica e all’assenza di finanziamenti, pone il Paese di fronte ad alcuni dei peggiori indicatori sanitari del pianeta: alti tassi di mortalità e morbilità infantile, grave malnutrizione infantile e uno dei tassi di mortalità materna più alti al mondo, con 789 morti ogni 100.000 nati vivi.

Inoltre, solamente il 43% delle strutture sanitarie del Paese è operativo e quattro strutture su cinque sono sotto la responsabilità delle ONG e dipendono dalla disponibilità dei fondi umanitari. A tutto ciò si aggiungono le alluvioni degli ultimi due anni, che hanno causato degli effetti devastanti sulla popolazione, con oltre 135.000 persone colpite in Jonglei.

LA RISPOSTA DI MEDICI DEL MONDO

Dal nostro arrivo in Sudan del Sud nel 2017, i nostri interventi si sono concentrati particolarmente nello Stato del Jonglei, nella parte est del Paese, uno dei più colpiti dai conflitti e dalle alluvioni.

Inizialmente abbiamo avviato varie azioni orientate alla riduzione della mortalità materna e infantile e al rafforzamento dei servizi nutrizionali e di salute riproduttiva presso l’ospedale di Bor (Distretto di Bor), espandendoci poi nel 2019 con dei nuovi progetti nei distretti di Duk e Twic East. Le attività sono orientate al potenziamento dello scarso sistema sanitario pubblico, così come ad incorporare nuovi servizi di salute mentale e sostegno psicosociale. 

 A causa del COVID-19, nelle unità sanitarie in cui lavoriamo abbiamo rafforzato i protocolli di protezione dalle infezioni e le strategie di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, sviluppando iniziative volte a promuovere la salute e la mitigazione dei rischi di contagio di questa come di altre malattie infettive molto frequenti nel Paese.

 Le attività di assistenza sanitaria di base hanno luogo grazie alle cliniche mobili, poiché la maggior parte della popolazione dei tre distretti in cui ci troviamo è ubicata in zone di difficile accesso. 

 In collaborazione con il Ministero della Salute e l’Associazione locale Sudan Medical si garantisce la disponibilità e la formazione del personale sanitario, così come la fornitura di medicinali essenziali e attrezzature mediche all’Ospedale Statale di Bor e alle strutture sanitarie.

Abbiamo dotato queste strutture di rifornimenti di base come acqua, servizi igienico-sanitari ed energia per assicurarne il corretto funzionamento. Inoltre, garantiamo il funzionamento delle unità mediche mobili per assistere le persone più vulnerabili in luoghi remoti e di difficile acceso.