Dopo le tappe di Roma, Parigi e Torino finalmente The Unheard voice arriva a Milano per denunciare le politiche antiabortiste promosse sul territorio. La speciale installazione che permette ai visitatori di ascoltare le frasi realmente pronunciate dal personale sanitario, come “Doveva pensarci prima!”, “Ti sei divertita, ora paghi”, “Deve sentire il battito del feto, è fondamentale!”, “Siamo donne, dobbiamo soffrire” sarà allestita il 21 maggio, alla vigilia del 47° anniversario dell’approvazione della legge 194, nel cuore della città, in Piazza Duca D’Aosta.
Le persone potranno fare un’esperienza sonora immersiva e ascoltare le testimonianze reali di donne che, a fronte del proprio diritto di richiedere un'interruzione volontaria di gravidanza, hanno subito abusi e violenze inaccettabili. L’installazione fa parte della campagna “The Unheard Voice” che abbiamo lanciato a livello nazionale lo scorso settembre per denunciare le barriere che ostacolano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia e far ascoltare cosa realmente accade nelle strutture sanitarie.
A Milano l’iniziativa vedrà la partecipazione di Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, la comica Laura Formenti, che è al fianco dell’organizzazione come ambassador dal 2023, il consigliere regionale Luca Paladini, la consigliera regionale Paola Bocci e l’avvocata Giulia Crivellini. Durante la giornata, verranno presentati dati e testimonianze raccolte sul campo, offrendo un quadro chiaro dell’impatto delle politiche antiabortiste in Italia.
Ne è un chiaro esempio la Regione Lombardia, prima regione per numero di IVG in Italia, ma pioniera della collaborazione tra amministrazione regionale e movimenti contro l’aborto: per prima, nel 2010, ha istituito un fondo gestito dal Movimento per la Vita (MpV), primo movimento antiabortista nato dopo la legge 194, favorendo la diffusione dei Centri di aiuto alla vita (CAV) anche all’interno di ospedali e consultori. Ad aprire loro le porte è la delibera della giunta regionale promossa dall’allora presidente Formigoni, che già dal 2000 permette ai consultori familiari privati accreditati di non erogare le prestazioni previste per l’IVG, legittimando, di fatto, l’obiezione di struttura vietata dalla legge 194. Un problema grave se si considera che gli attuali consultori pubblici (145) sono ben al di sotto della proporzione 1 ogni 20 mila abitanti previsto per legge (circa un consultorio ogni oltre 60 mila abitanti). Non stupisce quindi che la certificazione per accedere all’IVG rilasciata nei consultori lombardi resti sotto il 50% (in Emilia-Romagna è oltre il 70%). Ancora più difficile, poi, l’accesso all’IVG farmacologica. Secondo il Ministero della Salute, nel 2022 in Lombardia le IVG farmacologiche sono state il 41,8% del totale (in Emilia-Romagna sono il 70,1% e in Piemonte superano il 66,7%). Inoltre, la Lombardia è maglia nera per i tempi di attesa. Secondo il Ministero, il 32,8% delle persone deve attendere oltre 15 giorni per una IVG dal rilascio del certificato, contro il 24,6% di media del Nord Italia e il 22,2% di media nazionale. Peggio fa solo il Veneto (45,2%). Senza contare il tempo perso a causa della difficoltà a reperire informazioni su come accedere all’IVG in Lombardia. Il risultato di questo intreccio di problemi è che le persone, soprattutto le più vulnerabili, si ritrovano disorientate, con rischi altissimi per la salute, soprattutto mentale.