09.07.2025 Salute sessuale e riproduttiva

HPV: non è solo una questione femminile.

Quando si parla di Papilloma Virus (HPV), nella nostra mente spesso si crea immediatamente una relazione, quella con un'altra patologia, quale il tumore al collo dell’utero e alle relative tematiche riguardanti la prevenzione per le donne e le varie manifestazioni che vengono proposte per aumentare la consapevolezza, sulla diagnosi precoce. Ma la verità è che l’HPV riguarda tutti, uomini compresi.

In Italia ogni anno migliaia di persone, anche di sesso maschile, si ammalano di tumori legati a questo virus. Eppure, registriamo percentuali per la vaccinazione anti-HPV tra i ragazzi ancora troppo basse. È ora di cambiare prospettiva dato che oggi sappiamo con certezza che questa visione è limitata e superata.

L’HPV – il virus del papilloma umano – infatti  colpisce anche gli uomini e può provocare tumori seri anche nella popolazione maschile. Per questo, affrontare l’HPV non può più essere solo ed esclusivamente una questione “da donne”. È un’emergenza di salute pubblica, che va affrontata con strumenti di prevenzione universale, vaccinazioni per tutti e una corretta informazione, priva di tabù e stereotipi.

Che cos’è il Papilloma Virus e perché è così diffuso

Quando si parla di Papilloma Virus umano (HPV) non ci riferiamo a un singolo virus, ma a una ricca famiglia di virus estremamente diffusa. Non tutti sanno che esistono ben oltre 200 ceppi di HPV, e circa 40 di questi interessano l’area anogenitale.

Il virus si trasmette principalmente per via sessuale, anche senza penetrazione. Nella maggior parte dei casi l’infezione è transitoria e asintomatica, ma alcuni ceppi del virus possono persistere nell’organismo e causare lesioni precancerose e tumori.

I ceppi oncogeni: i più pericolosi tra gli HPV

Non tutti i tipi di HPV sono uguali. Trattandosi di una famiglia molto ampia, possiamo ben capire che in base al ceppo contratto possiamo avere degli esiti del tutto diversi e che possono avere un impatto significativo in particolar modo sul lungo periodo.

Alcuni virus, infatti, causano infezioni lievi, autolimitanti o semplici verruche cutanee; altri, invece, possono portare allo sviluppo di tumori maligni. I virus HPV, responsabili dell’infezione agli organi genitali, si dividono in due macrocategorie: a basso rischio (low-risk) e ad alto rischio oncogeno (high-risk).

Questa prima distinzione viene fatta in base alla loro capacità di indurre trasformazioni cellulari potenzialmente cancerogene.

Mentre i ceppi a basso rischio provocano lesioni genitali con ridotta capacità di evoluzione maligna o alta capacità di regressione spontanea, come le verruche genitali, i ceppi ad alto rischio oncogeno determinano la progressione delle lesioni in tumori al collo dell’utero, all’ano, al pene, alla vulva, alla vagina e anche al cavo orale e alla gola.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 99% dei tumori del collo dell’utero sono riconducibili a infezioni persistenti da HPV oncogeni. Questo dato da solo basta a spiegare quanto sia fondamentale prevenire questi specifici ceppi virali attraverso la vaccinazione e gli screening.

I ceppi oncogeni più comuni sono:

  • HPV 16 e 18 - sono i più aggressivi. Da soli causano circa il 70% dei tumori della cervice uterina. Il tipo 16 è anche fortemente associato ai tumori dell’orofaringe.

  • HPV 31, 33, 45, 52 e 58 - contribuiscono a un ulteriore 20% dei casi di tumore cervicale e sono considerati ad alto rischio per altre sedi tumorali.

  • HPV 35, 39, 51, 56, 59, 66 e 68 - sono inclusi nella categoria dei ceppi oncogeni meno frequenti ma comunque rilevanti, soprattutto nei casi di coinfezione multipla.

Alcuni studi dimostrano che le infezioni da ceppi multipli (più tipi di HPV presenti nello stesso paziente) possono aumentare il rischio di trasformazioni cellulari maligne e rendere più complesso il trattamento.

La persistenza dell’infezione nel tempo, più che l’infezione in sé, è il vero fattore di rischio per la progressione verso un tumore. Nella maggior parte dei casi il sistema immunitario elimina il virus nel giro di 1-2 anni, ma quando il virus rimane nell’organismo – in particolare uno dei ceppi oncogeni – può iniziare un processo di trasformazione delle cellule infette.

Sintomi: quando l’HPV si fa sentire

Nella maggior parte dei casi, l’HPV non dà sintomi. Ecco perché è così insidioso: si può essere infetti e contagiosi senza saperlo.

Tuttavia, la sua presenza silenziosa può causare dei segni che devono metterci in allerta e che vanno approfonditi con il proprio specialista di riferimento. Tra le manifestazioni che sono tipiche di un’infezione da papilloma virus ci sono:

  • lesioni o verruche genitali (sia in uomini che in donne),

  • lesioni precancerose al collo dell’utero, all’ano o al pene,

  • in casi più avanzati, tumori della cervice uterina, dell’orofaringe, del pene e dell’ano.

La prevenzione comincia con il controllo

Un altro tema molto delicato riguarda la prevenzione, che al momento viene effettuata attraverso esami locali. Attualmente, infatti, non esistono esami del sangue affidabili per rilevare la presenza del Papilloma Virus (HPV). Perché? Cercheremo di rendere questa risposta più semplice per chiarire i meccanismi di azione del virus. Bisogna precisare che l’HPV non circola nel nostro sangue come altri virus. Per chiarire meglio il concetto possiamo fare riferimento ai virus dell’HIV o dell’epatite, che possono essere rilevati, per l'appunto, attraverso un prelievo di sangue.

A differenza, quindi, dei virus citati l’HPV si localizza nei tessuti epiteliali, di conseguenza la sua rilevazione avviene direttamente sulle cellule dei tessuti infettati. Questo aspetto non è da sottovalutare poiché chiarisce il perché non esista una prassi e un’azione preventiva per gli uomini. Solo in alcuni contesti clinici si eseguono tamponi uretrali, anali o orali, soprattutto nei soggetti ritenuti a rischio.

Screening regolari

Trattandosi di un’infezione silente e potenzialmente letale, si capisce bene perché per le donne i controlli periodici sono fondamentali:

  • il Pap test e il test HPV DNA permettono di individuare lesioni precoci, spesso prima che diventino pericolose;

  • lo screening è gratuito e raccomandato ogni 3 o 5 anni, a seconda dell’età e del test.

Ribadiamo quanto affermato in precedenza che per gli uomini non esiste uno screening ufficiale o campagne di prevenzione dedicate al tema, ma è fondamentale essere informati, parlare con il proprio medico e osservare eventuali cambiamenti nel proprio corpo.

La vaccinazione HPV: un’opportunità per tutti

Il vaccino anti-HPV è sicuro, efficace e raccomandato per ragazze e ragazzi, preferibilmente prima dell’inizio dell’attività sessuale. Cerchiamo di sintetizzare il tema attraverso alcune domande frequenti sulla vaccinazione HPV.

Quando e a chi è consigliato il vaccino contro l’HPV?

La vaccinazione contro l’HPV rappresenta uno degli strumenti più efficaci di prevenzione oncologica primaria oggi disponibili. Per massimizzarne i benefici, è fondamentale somministrare il vaccino prima dell’inizio dell’attività sessuale, cioè quando è altamente probabile che l’organismo non sia ancora entrato in contatto con il virus. L’età ideale, quindi, è generalmente indicata tra gli 11-12 anni

In Italia, il vaccino è offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi nel dodicesimo anno di vita (quindi tra gli 11 e i 12 anni). Questa fascia d’età è scelta strategicamente per i seguenti motivi:

  • l’organismo dei preadolescenti risponde molto bene al vaccino, sviluppando un’ottima risposta immunitaria;

  • è molto probabile che non siano ancora avvenuti contatti sessuali, garantendo la massima efficacia preventiva;

  • si gettano basi solide per una protezione duratura nel tempo.

Basta un’unica dose per l’immunizzazione?

Il ciclo vaccinale prevede due dosi (a 0 e a 4/6 mesi) se iniziato prima del 15° compleanno, mentre si passa a tre dosi (a 0, 1/2 e 4/6 mesi) se si inizia più tardi.

Chi può vaccinarsi oltre i 12 anni?

Anche se l’età consigliata resta 11-12 anni, il vaccino può essere somministrato fino ai 26 anni (e oltre in alcune categorie a rischio), sia a chi non è mai stato vaccinato sia a chi non ha completato il ciclo.

Le Regioni italiane offrono campagne di recupero per adolescenti che non sono stati vaccinati nei tempi previsti, spesso gratuite fino al 18° anno di età.

Inoltre, il vaccino è fortemente raccomandato anche per gli uomini, poiché protegge da verruche genitali e tumori legati all’HPV. Vaccinare i maschi significa proteggere anche partner occasionali anche la persona con la quale si condivide la vita, contribuendo alla riduzione della circolazione virale nella popolazione.

Chi sono i soggetti prioritari oltre la popolazione generale?

Oltre agli adolescenti ci sono altri soggetti prioritari che beneficerebbero della protezione offerta dalla vaccinazione. Tra queste ultime possiamo annoverare:

  • Persone immunodepresse (es. HIV+, pazienti oncologici)

  • Persone LGBTQIA+, in particolare MSM

  • Donne già trattate per lesioni da HPV

Tabella riassuntiva: chi dovrebbe vaccinarsi?

CategoriaRaccomandazione
Ragazze 11-12 anniVaccinazione gratuita e prioritaria
Ragazzi 11-12 anniVaccinazione gratuita e prioritaria
Adolescenti non vaccinatiVaccinazione consigliata (recupero gratuito fino a 18 anni)
Giovani adulti 18-26 anniVaccinazione raccomandata
Persone immunocompromesseVaccinazione fortemente raccomandata
Persone LGBTQIA+Vaccinazione raccomandata
Donne già trattate per lesioniVaccinazione utile per prevenire recidive

Le vaccinazioni nel mondo: luci e ombre

Nel panorama globale, l’adozione del vaccino contro il Papilloma Virus ha mostrato risultati straordinari nei Paesi con copertura estesa, ma anche disparità allarmanti dove le campagne di immunizzazione faticano a decollare.

Paesi modello: dove l’HPV arretra

Se guardiamo l’intero globo ci sono delle realtà che rappresentano un modello per tutti poiché attraverso un’azione decisa e una corretta informazione si possono ottenere risultati che impattano positivamente su tutta la comunità.

L’Australia, in particolare, è diventata il simbolo del successo vaccinale: è stato il primo Paese a introdurre un programma nazionale gratuito per ragazze (dal 2007) e ragazzi (dal 2013). Oggi ha una copertura superiore al 90% nella popolazione giovanile e ha già osservato un crollo delle lesioni precancerose e dei tumori al collo dell’utero. Secondo proiezioni ufficiali, l’Australia potrebbe eliminare il tumore cervicale come problema di salute pubblica entro il 2035.

Il Regno Unito e la Svezia hanno anch’essi ottenuto ottimi risultati, con coperture vaccinali superiori all’80% nei preadolescenti. Studi inglesi hanno già evidenziato una riduzione del 90% delle lesioni cervicali gravi tra le donne vaccinate prima dei 16 anni.

I paesi in via di sviluppo come il Ruanda rappresentano esempi virtuosi di politica sanitaria equa e decisa: grazie a campagne di vaccinazione scolastica mirata, ha raggiunto coperture del 93% tra le ragazze adolescenti, diventando il primo paese africano con una strategia vaccinale HPV di massa pienamente attuata.

 Le ombre: coperture insufficienti e disuguaglianze

Tuttavia, in molte parti del mondo l'accesso al vaccino è ancora limitato, soprattutto a causa di ostacoli economici, infrastrutturali o culturali.

Molti Paesi dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e dell’America Latina non hanno ancora introdotto programmi nazionali completi o non riescono a garantire il richiamo delle dosi.
Alcune popolazioni indigene o rurali restano escluse dai servizi sanitari di base. Anche in Paesi ad alto reddito, la disinformazione e il rifiuto vaccinale (vaccine hesitancy) rappresentano barriere significative alla copertura ottimale.

Secondo l’OMS, per eradicare il tumore del collo dell’utero servirebbe una copertura vaccinale minima del 90% tra ragazze under 15 entro il 2030. Oggi, però, solo il 15% delle adolescenti a livello globale ha completato il ciclo vaccinale.

Il caso italiano: in crescita, ma ancora indietro

Ogni anno nel nostro Paese si registrano oltre 6.500 casi di tumori legati all’HPV, inclusi tumori dell’ano, del pene e dell’orofaringe, oltre a quelli del collo dell’utero. Dalle statistiche ufficiali risulta che 1 uomo su 3 è portatore del virus, spesso senza saperlo.

Solo il 60% dei ragazzi e delle ragazze viene vaccinato, un dato ancora lontano dall’obiettivo minimo del 95%. Sebbene esistano degli esempi virtuosi anche da noi, come per esempio regioni come la Toscana ed Emilia Romagna dove la copertura vaccinale è alta, l’obiettivo del 95% stenta a essere conseguito.

Se guardiamo alle regioni del Sud Italia il divario si fa ancora più ampio. Infine, la vaccinazione maschile, introdotta nel 2017, è ancora poco conosciuta e meno promossa a livello locale. Questo fattore rallenta ulteriormente l’eradicazione dell’HPV con conseguente aggravio sulla futura spesa pubblica destinata al comparto salute.


Vaccinare anche i ragazzi: perché è fondamentale

Come abbiamo visto, parlare solo alle donne non basta. Ecco perché anche gli uomini dovrebbero vaccinarsi contro l’HPV.

In primo luogo per proteggere se stessi, dato che il virus può causare anche nei maschi tumori seri, come quello dell’ano o della bocca. Per proteggere gli altri, infatti, chi è vaccinato ha meno probabilità di trasmettere il virus.

Per fermare la diffusione del virus visto che  se si vaccinano anche i ragazzi, si crea un effetto “scudo” che protegge tutta la comunità.

Perché serve un cambio di mentalità sulla vaccinazione HPV?

Affrontare l’HPV in ottica di salute pubblica significa proteggere la popolazione da malattie importanti, che possono avere un impatto significativo sulla serenità di diverse famiglie. Non solo, ma l’accesso alle cure non sempre è tempestivo e uguale per ogni Regione del nostro Paese, ma ci sono delle differenze sostanziali che riguardano i cittadini in base alla loro residenza.

Il problema dell’accesso alle cure è un tema molto caro a Medici del Mondo e intendiamo approfondire e attenzionare con costanza questo aspetto per promuovere delle iniziative mirate che possano produrre un cambiamento sociale concreto. Così per la vaccinazione HPV ricordiamo che è importante:

  • vaccinare ragazze e ragazzi;

  • riconoscere che il virus colpisce tutti, non solo le donne;

  • abbattere stereotipi e disinformazione e favorire una comunicazione aperta, trasparente che abbatta qualsiasi teoria complottista o che favorisca la diffusione di dicerie in merito all’efficacia della vaccinazione;

  • rafforzare screening e accesso equo alla prevenzione.

La salute sessuale è parte della salute globale. Prevenire oggi significa vivere meglio domani, tutti, insieme. Abbattere i pregiudizi, informare in modo chiaro e raggiungere i genitori, gli insegnanti, gli adolescenti: è questa la sfida. Il Papilloma Virus non guarda il genere, non fa distinzioni. Agire subito è fondamentale per evitare futuri casi di tumore che oggi possiamo davvero prevenire.

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Fonti e riferimenti