Dobbiamo davvero ripetere ancora una volta i fatti, sperando che gli Stati terzi agiscano finalmente per porre fine al genocidio a Gaza?
Dopo due anni di guerra, i civili continuano a subire attacchi sempre più violenti, ordini di sfollamento ripetuti e la fame. Le équipe di Medici del Mondo continuano a fornire assistenza, pur essendo esse stesse colpite, e chiedono un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza ostacoli.
Un incubo senza fine
Da ottobre 2023, almeno 66.000 palestinesi sono stati uccisi e 170.000 feriti. Quasi 2 milioni di persone sono state costrette a fuggire, pari a quasi l’intera popolazione della Striscia (9 su 10).
I civili e le strutture sanitarie sono stati sistematicamente presi di mira, mentre gli aiuti umanitari vengono sempre più ostacolati. Dal 27 maggio, da quando è stato introdotto il sistema israeliano di distribuzione alimentare tramite hub, almeno 2.340 persone in cerca di assistenza sono state uccise.
Nell’agosto scorso, è stata ufficialmente dichiarata la carestia a Gaza. Circa 455 palestinesi sono morti di fame, tra cui 151 bambini.
Nel frattempo, le operazioni militari israeliane continuano ad avanzare verso la distruzione e il controllo totale di Gaza City.
L’impegno incrollabile di Medici del Mondo
Nonostante le condizioni estreme, i nostri 150 operatori con base a Gaza restano pienamente impegnati nel sostenere le popolazioni colpite, anche a rischio della propria vita.
Le nostre cliniche e i nostri uffici sono stati più volte attaccati, e il nostro personale sanitario ha assistito e subito gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.
A causa dell’ordine di sfollamento forzato che riguarda Gaza City, siamo stati costretti a chiudere i nostri due centri di salute primaria e a trasferire il personale verso sud. Le decisioni di chiudere o riaprire le cliniche devono ora essere rivalutate quasi quotidianamente, data la situazione estremamente instabile.
Eppure, grazie a una redistribuzione delle risorse, siamo riusciti ad aumentare significativamente il numero di consultazioni nelle cliniche ancora operative.
Le attività di salute mentale e di supporto psicosociale proseguono attraverso i nostri partner locali, Aisha e Juzoor.
Facciamo tutto il possibile per aiutare i palestinesi a Gaza: gli Stati terzi possono dire lo stesso?
Il riconoscimento della Palestina non basta: i nostri appelli per porre fine al genocidio
All’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite di settembre, diversi Stati hanno riconosciuto ufficialmente la Palestina, tra cui Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta, Andorra, Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo.
Tuttavia, il riconoscimento da solo non basta a fermare la catastrofe umanitaria in corso.
Quanto abbiamo visto dal mese di ottobre 2023 conferma le conclusioni della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite: a Gaza è in corso un genocidio.
- Chiediamo l’immediata cessazione delle ostilità e degli sfollamenti forzati, e l’istituzione di un cessate il fuoco permanente.
- Chiediamo un accesso umanitario pieno e senza restrizioni in tutta la Striscia di Gaza.
- Chiediamo che i palestinesi possano guidare e gestire autonomamente i propri piani di ricostruzione, nel pieno rispetto dei loro diritti inalienabili, incluso il diritto all’autodeterminazione.
Mentre proseguono i negoziati di pace, ricordiamo che un cessate il fuoco permanente e un accesso umanitario illimitato non devono essere usati come strumenti di negoziazione: sono diritti fondamentali e inderogabili.
Quanto ancora dovremo aspettare, e quante altre vite dovranno essere spezzate prima che gli Stati terzi decidano davvero di agire?