Quando si parla di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), in Molise due dati spiccano su tutti: l’altissimo tasso di obiezione di coscienza, al 90,9% tra ginecologi e ginecologhe, e la quota di aborti con metodo farmacologico, oltre l’80%. Due estremi che confermano il Molise come una delle regioni italiane più emblematiche del paradosso italiano sull’aborto: scarsità di servizi, ma buone pratiche locali laddove il personale lo consente.
È questa la fotografia scattata da Medici del Mondo nel suo terzo report annuale dedicato all’aborto in Italia, quest’anno intitolato “ABORTO SENZA NUMERI - L’assenza di dati come politica di deterrenza e causa di disuguaglianza”. Il documento affronta un nodo cruciale e strutturale: il blackout informativo che alimenta le disuguaglianze e ostacola l’accesso a un diritto garantito dalla legge (la194 del 1978), esercitato da oltre 65.000 donne in Italia nel solo 2022. Nonostante l’aborto sia anche incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), chi desidera farvi ricorso si trova infatti di fronte ad un vuoto informativo che compromette la possibilità di compiere scelte consapevoli e tempestive sulla propria salute. E il problema non è solo delle utenti: i dati sono uno strumento politico per capire dove c’è un problema.
E uno dei principali problemi dell’accesso ai servizi abortivi in Molise è indubbiamente l’obiezione generalizzata, anche se mancano dati aggiornati a confermarlo: quelli ad oggi disponibili sono del Ministero della Salute e sono relativi al 2022..
Altro nodo critico in Molise riguarda la carenza di strutture. Fino a poco tempo fa, l’ospedale Cardarelli di Campobasso era l’unico punto IVG regionale attivo. Solo recentemente il servizio è stato esteso all’ospedale di Termoli, grazie all’iniziativa e alla disponibilità del dottor Saverio Flocco, Responsabile dell'Unità Operativa Dipartimentale Procreazione Responsabile, Contraccezione e Malattie Sessualmente Trasmesse dell’ospedale Cardarelli di Campobasso e da febbraio 2024 Primario facente funzione di Ginecologia al San Timoteo di Termoli, e della sua equipe che si spostano tra le due strutture, per garantire la possibilità di accedere al servizio anche nel Basso Molise, rispondendo così ad un’utenza che arriva anche da Abruzzo e Puglia. Secondo il Ministero, nel 2022 il Molise rileva un tasso di emigrazione del 23% verso altre regioni per effettuare l'IVG, in particolare dalla provincia di Isernia, dove manca completamente un punto IVG.
A fronte di queste difficoltà logistiche e strutturali, il Molise registra uno dei più alti tassi di ricorso alla RU486 in Italia. Secondo i dati dell’ISS, nel 2023 l’81,5% delle IVG effettuate all’ospedale di Campobasso è avvenuto per via farmacologica (contro una media nazionale del 58,4%). Nel 2024, la percentuale è aumentata ulteriormente, consolidando il primato nazionale. Il motivo? La stessa mancanza di personale non obiettore: gestire un'interruzione farmacologica è molto più semplice rispetto che organizzare un’interruzione chirurgica.
Il quadro resta però fortemente sbilanciato. I consultori familiari in Molise sono pochissimi: 1 ogni oltre 66.000 abitanti, un dato drammaticamente inferiore rispetto allo standard previsto di 1 ogni 20.000. Nel 2022, solo il 16,2% dei certificati per l’IVG è stato rilasciato da un consultorio, una percentuale rimasta invariata anche nel 2023 (media nazionale: 43,9%). Con il risultato che la maggior parte delle donne arriva direttamente in ospedale. Per questo il dott. Flocco e la sua equipe hanno attivato un numero telefonico dedicato, che le persone che vogliono abortire possono chiamare per prendere appuntamento, ma anche solo per avere informazioni.